Rodolphe Gasché riesamina il mutismo dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Fino a oggi il fenomeno è stato spiegato, da una parte, riducendo la violenza degli eventi subiti da quanti sopravvissero oppure, dall'altra, diminuendo la particolare sofferenza patita in quanto esseri umani. A partire dalla distinzione tra narrazione e testimonianza, Gasché afferma che l'assoluta insensatezza della violenza inflitta loro è ciò che ha impedito ai sopravvissuti di dare un senso alla propria esperienza sotto forma di storie da raccontare. Attraverso l'analisi di alcuni aspetti delle principali teorie della narrazione di tre pensatori - Wilhelm Schapp, Walter Benjamin e Hannah Arendt - Gasché discute con implacabile rigore le conseguenze della perdita della facoltà di narrazione, considerata da alcuni un possesso inalienabile dell'umano.