Per tutta la sua vita, Marx si interessò alla Rivoluzione francese, sebbene con sfumature diverse, legate all'evoluzione delle sue idee e agli eventi del suo tempo. Per il giovane Marx critico di Hegel, la Rivoluzione segnò l'avvento dello Stato democratico rappresentativo, frutto di un'"illusione comunitaria"; per il Marx più maturo, la Rivoluzione del 1789 rappresentò la presa di potere da parte di una borghesia industriale giunta a un livello di sviluppo tale da rovesciare l'antica monarchia. Questa interpretazione, tuttavia, non spiega la successione di regimi tanto diversi come la monarchia costituzionale, il Terrore giacobino o la Comune di Parigi del 1870, portando il filosofo tedesco a riconsiderazioni e nuove riflessioni. In queste pagine, Furet si fa portavoce critico di questa incessante speculazione attraverso un confronto brillante e implacabile, e offre ai lettori la genealogia critica delle idee marxiane su politica e Stato e una riflessione sulle diagnosi filosofiche del XIX secolo intorno all'essenza della modernità.