"Nartecoforo" è chi vive apparentemente spensierato, in fuga dal pensiero della morte che tutti attende, portando in giro quegli unguenti e quei gioielli di cui si copre e con cui copre e dimentica la propria pochezza ontologica. Ma una simile spensieratezza è forse davvero solo apparente, e non riesce a nascondere appieno la sotterranea angoscia del morire, che traspare e - anzi - compare esplosiva nei momenti più impensati. Che cosa era la morte per gli antichi greci e latini? E cos'è oggi? La morte è la fine di tutto o è forse transito ad altro? Si torna dall'Ade? E infine, ha senso meditare la morte? Serve a qualcosa "pensare la morte? Forse sì...