Calabria, secondo dopoguerra. Al suo ritorno a casa, il reduce Giuseppe Nicastri trova una situazione economica e sociale drammatica: molti contadini, poveri tanto da soffrire la fame, si oppongono a pochi latifondisti, interessati a sfruttare solo una piccola parte dei terreni coltivabili. La prima occupazione spontanea, da parte dei braccianti, di appezzamenti inutilizzati è del 1946: ne seguiranno tante altre, sempre più sostenute dal movimento socialista quanto osteggiate dalla magistratura e dalle istituzioni. La vicenda di Giuseppe si ambienta in un periodo ricco di sommovimenti politici e sociali, in Italia come oltreconfine, ed è raccontata in modo da unire il pathos e la vivacità del romanzo storico all'accuratezza e alla lucidità della migliore cronaca.