Mariti violenti, mogli infedeli, figli dissipatori, apprendisti indisciplinati: sono i bersagli delle richieste di reclusione indirizzate al sovrano in Francia fino al XVIII secolo, a cui il re faceva seguire una 'lettre de cachet', un'ordinanza per imprigionare o esiliare i soggetti incriminati. La pratica delle 'lettres de cachet' fu poi abolita durante la Rivoluzione francese perché considerata simbolo dell'arbitrio del sovrano. I documenti che Michel Foucault e Arlette Farge scoprono negli Archivi della Bastiglia, qui raccolti in sezioni tematiche, raccontano tuttavia una storia diversa: là dove credevano di trovare l'implacabile collera del sovrano, il filosofo e la storica incontrano invece le passioni del basso popolo. Le 'lettres' si rivelano non lo strumento di un potere anonimo e oppressivo che si abbatte dall'alto sui sudditi, ma una pratica nelle mani del popolo, in grado di usare le tecnologie del potere per reprimere condotte che minano la tranquillità familiare e, di conseguenza, l'ordine sociale, innescando così un meccanismo in cui repressione privata e mantenimento dell'ordine pubblico si intrecciano efficacemente: un potere dunque ramificato, che circola a ogni livello della società. Pubblicati per la prima volta in italiano, questi documenti colpiscono per l'intensità dello stile, per una certa «bellezza patetica», come scrive Arlette Farge nella postfazione alla presente edizione: «Si trattava di persone, di corpi, di pensieri, di gridi messi a nudo, inviati "alla grandezza del sovrano", nei quali degli "esseri miserabili" rappresentavano la propria vita davanti al potere». L'analisi di queste suppliche rappresenta una tappa importante nella costruzione foucaultiana della storia dei dispositivi di controllo, mostrando quanto le relazioni familiari siano a pieno titolo parte della «microfisica del potere».