A cento anni di distanza, Caporetto non cessa di rappresentare la sconfitta militare più dolorosa ed emblematica della nostra storia nazionale. L'attacco sferrato dalle truppe austro-tedesche la notte del 24 ottobre 1917, nella conca a ridosso di quel piccolo centro del Friuli, lasciò annichilito l'esercito italiano, che dopo i primi aspri combattimenti sbandò e fu costretto alla ritirata. Le divisioni nemiche avanzarono, nei quindici giorni successivi, occupando oltre ventimila chilometri di territorio, senza incontrare se non modeste resistenze. Undicimila furono i soldati italiani uccisi, trecentomila quelli fatti prigionieri; e un numero ancora maggiore di civili fu costretto a fuggire dai territori occupati. La rotta sconvolse l'intero paese. Come era potuto accadere un così immane disastro? Quali sottovalutazioni e impreparazioni lo avevano reso possibile? Il nuovo governo guidato da Vittorio Emanuele Orlando, formatosi nei giorni successivi alla sconfitta, dovette istituire una Commissione d'inchiesta incaricata di valutare le responsabilità della disfatta.