Sono tre i temi delicati toccati in questo libro: quello dei rapporti tra fascismo ed ebraismo, quello del giudaismo antisionista e, di conseguenza, quello relativo ad una certa complementarità tra sionismo ed antisemitismo. "Sionismo bifronte" fu pubblicato nel 1935 da Ettore Ovazza: banchiere israelita, antisionista convinto e fascista fierissimo. Come descritto nella Nota Editoriale, l'autore era stato "marciatore su Roma, probo cittadino, silenzioso mecenate, fedele ed entusiasta combattente della milizia politica", onorato "da due udienze del Duce". Il saggio introduttivo di Andrea Giacobazzi, intitolato "Tradizione e modernità nell'ebraismo fascista ed antisionista", guida il lettore verso la successiva raccolta di testi in cui Ovazza conduce una dura polemica contro il "sionismo nazionalista", visto appunto come movimento pericolosamente ambiguo e fomentatore indiretto di sentimenti antiebraici. Il testo non manca di curiosi accenti mutuati dalla retorica mussoliniana e di dichiarazioni di fedeltà al regime che oggi potrebbero apparire stupefacenti, in particolare se si considera la fonte da cui provenivano.