Nel febbraio del 1989, 1300 minatori albanesi del complesso estrattivo di Trepça, in Kosovo, si rifiutarono di uscire dalle gallerie per otto giorni e otto notti. Protestavano contro gli emendamenti alla costituzione jugoslava del 1974, che aveva garantito alla provincia del Kosovo l'autonomia dalla Repubblica della Serbia, alla maggioranza albanese la possibilità di scegliere una leadership locale e ai lavoratori il diritto all'autogestione. Lo sciopero fallì ma divenne il catalizzatore di un movimento di popolo. La repressione che seguì sanzionò una rottura insanabile tra albanesi e serbi: fu l'inizio della tragica fine della Jugoslavia.