A Napoli, l'11 agosto 1752, in una cella del monastero di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, il novizio Carlo de Vivis attende di passare a miglior vita. Il medico ordinario lo ha dato per spacciato poiché una malattia contagiosa gli ha corroso irreversibilmente i polmoni. E invece nel primo pomeriggio il fraticello si risveglia risanato e confessa agli sbigottiti confratelli di aver sognato Francesco Caracciolo (1563-1608), fondatore dell'ordine religioso dei Chierici Regolari Minori, di cui il giovane veste l'abito. Francesco gli ha intimato di alzarsi, perché ormai ristabilito. Tutti gridano al miracolo, ma l'autorità apostolica vuole andare più a fondo in quella misteriosa guarigione: può esser fatta risalire all'immaginazione del fraticello? E in tale circostanza si può ancora parlare di miracolo? Il caso, a oggi inedito e qui ricostruito a partire dai verbali dei processi per la beatificazione e canonizzazione del Caracciolo, offre un contributo alla questione dei confini tra naturale e soprannaturale nella storia della scienza.