L'autore torna a raccontare di episodi bellici, ma strettamente legati alla "gente del fiume". Il suo Ticino fa da sfondo al tragico settembre 1944 quando gli angloamericani bombardarono i ponti di Pavia nell'ambito dell'Operazione Mallory, vale a dire il bombardamento diurno dei ponti sul fiume Po e sugli affluenti, per interrompere il flusso dei rifornimenti e per ostacolare la ritirata dei tedeschi. Il libro è un quadro a tutto tondo delle dinamiche e degli effetti delle incursioni aeree, ma anche del contesto politico e sociale di Pavia durante la RSI. Un capitolo è dedicato al Siccomario, terra in cui avevano casa i nonni dell'autore, ma soprattutto alla sua gente generosa che ospitò gli sfollati borghigiani nascondendo partigiani e renitenti alla leva. Il libro si conclude con gli "Gli anni della speranza"; è la quarta parte riservata alla storia dei tre ponti cittadini, dalla loro origine al bombardamento sino alla ricostruzione nel dopoguerra.