Partendo dall'assunto che la malattia, come la salute, è prodotto tanto biologico quanto sociale, Cipolla mette al centro della sua disamina un pidocchio, il "noioso parassita" che diffonde nell'uomo il tifo esantematico. Ma nell'affrontare la storia dell'epidemia di tifo che infuriò nella zona di Firenze nel 1621-22 allarga l'osservazione alla situazione igienico-sanitaria della città d'ancien régime, appestata dai miasmi, alle condizioni disperate dei suoi abitanti, al nesso di indigenza, disoccupazione, carestia che stava alla base della diffusione del morbo.