L'Ottocento costituì per Ravenna un periodo di profondi cambiamenti, contrassegnato da due fondamentali eventi politici di ampia portata, il Congresso di Vienna (1814-1815), in seguito al quale la città fu riassegnata allo Stato Pontificio, e l'Unità d'Italia (1861). Dall'inizio del secolo, infatti, Ravenna, ormai un'impoverita città di provincia, cercò di riappropriarsi di un ruolo di primo piano promuovendo il suo glorioso passato tardoantico, rappresentato dai suoi monumenti paleocristiani. Il libro si propone di descrivere questo processo, le sue ragioni e le sue conseguenze, per capire come abbia contribuito alla creazione di una nuova identità per Ravenna, ricostruendo il dialogo tra le immagini della città emerse dalla storiografia artistica occidentale e dai racconti di viaggio, e la promozione di iniziative locali. In ultima istanza, incrociando la storia della storia dell'arte e l'uso politico dei restauri, questo volume mostra come il "mito bizantino" di Ravenna fu inventato e plasmato tra il 1814 e il 1914.