Il 26 novembre 1911, presso il teatro di Barga, Giovanni Pascoli incitò alla guerra di Libia descrivendo la regione nordafricana come «abbondevole d'acque e di messi, e verdeggiante d'alberi e giardini», ma anche ricca di monumenti antichi, talmente numerosi da far dire al poeta: «Anche là è Roma!». Come in molti altri momenti dell'itinerario coloniale italiano, il Classico divenne allora mito di legittimazione da utilizzare per presentare guerre di conquista come missioni di civiltà, rivolte verso popoli ritenuti barbari e senza storia. Gli antichisti contribuirono in misura considerevole allo sviluppo di tali rappresentazioni, alleandosi con politici, militari e colti dilettanti in una storia di lungo periodo qui ripercorsa attraverso alcune date, luoghi e personaggi fondamentali; fra il 1887 e il 1977, fra Dogali e Roma, fra De Sanctis e Wilamowitz. Ma il cammino fu sempre così chiaro o ci fu anche chi cercò percorsi alternativi? Il Classico, del resto, è mito ambiguo, che da strumento di sostegno al potere può anche diventare sferzante mezzo di critica.