Sul finire del secondo conflitto mondiale, in un'Italia martoriata dalla "guerra civile" e pronta ad essere riconfigurata in una nuova ottica "coloniale", gli Alleati crearono diversi campi di concentramento allo scopo di rinchiudervi i prigionieri di guerra fascisti e tedeschi. Tra questi, vi fu il P.W.E 334 - edificato nel comune di Scandicci e preso in custodia dagli americani - la cui particolarità fu quella di diventare il carcere delle volontarie del "Servizio Ausiliario Femminile" della Repubblica Sociale Italiana. Questo libro - unico nel suo genere - racconta una vicenda ancora sconosciuta, raccogliendo le testimonianze e i ricordi delle tante donne che - in quei mesi terribili - furono recluse dietro il filo spinato. Le delusioni, i sogni, le idee e le speranze di queste ragazze - dimenticate da una storiografia faziosa, che ha sempre omesso i crimini ad esse inflitti per mano dei cosiddetti "liberatori" - ritrovano una forma compiuta e una narrazione coerente, colmando un vuoto inquietante e colpevole.