Il campo di Fossoli, istituito nel 1942 per prigionieri di guerra, venne trasformato dai nazisti, nel marzo 1944, in un lager «di polizia e di transito». Il luogo divenne così tragicamente funzionale, oltre che alle deportazioni, alla repressione cruenta del dissenso, come dimostra l'assassinio, il 22 giugno, di Leopoldo Gasparotto, nonché l'eccidio, il 12 luglio successivo, di sessantasette «triangoli rossi», tra cui Antonio Manzi. Nel libro è ricostruito, attraverso un esame di inedite fonti archivistiche, il contesto storico nel quale mossero i loro primi passi quei resistenti che operarono in clandestinità per poi ritrovarsi a Fossoli e divenire vittime della barbara violenza nazifascista. A distanza di ottant'anni il «sangue d'Europa» versato dai caduti di Fossoli ci richiama pertanto a precise responsabilità politiche e morali che ci legano, da un lato, a coloro che si immolarono per i valori della democrazia e, dall'altro, alle giovani generazioni, che hanno la responsabilità di rendere queste memorie patrimonio comune da preservare nel presente e nel futuro.