Com'era il paesaggio delle campagne piemontesi tra Ottocento e inizio Novecento? Quali erano i luoghi della socialità contadina nelle pianure e nelle montagne? Dove e come si svolgevano fiere e mercati agricoli nel Piemonte a cavallo dei due secoli? Qual era il rapporto tra il mondo contadino e la medicina, tra permanere di consuetudini antiche e riti ancestrali che affondavano le loro radici in tempi lontanissimi? E ancora: quali erano i livelli di istruzione e scolarità in quella società che oggi ci appare così lontana? Quali i momenti e i luoghi deputati allo svago e alla fruizione del tempo libero, tra feste, osterie e confraternite religiose? Dov'era più radicato il mestiere di contrabbandiere? Fino a quando la tradizione della «veglia» (la vijà, vëlhâ nell'area occitana, viggia nell'area walser) è stato un elemento centrale per la nascita e il consolidamento dei legami sociali nella comunità contadina? Ricorrendo all'analisi delle opere di statistica ottocentesche, ai lavori etnografi ci novecenteschi e a interviste sul campo raccolte negli anni, gli autori rispondono a queste e a molte altre domande, consentendoci d'intraprendere un viaggio affascinante alla scoperta di una vita contadina ormai in gran parte scomparsa, eppure ancora viva nelle tracce lasciate nella lingua, nei modi di dire, nelle tradizioni civili e religiose. Con un ricco e prezioso apparato iconografico d'epoca.