Questo volume osserva l'università come punto di incontro tra uomini di età diverse e di origini geografiche molteplici. Ciò vale in particolar modo per l'Ateneo patavino, che deve le sue origini proprio a una migrazione di scolari. Un evento circoscritto, che tuttavia rientra nel fenomeno più ampio e diffuso della mobilità accademica che caratterizza il medioevo e la prima età moderna. Nel corso del medioevo - con un'accelerazione notevole a partire dal XII secolo - maestri e scolari furono indotti a muoversi verso i centri del sapere - monasteri, scuole, cattedrali, conventi, università - alla ricerca degli ambienti più stimolanti dal punto di vista intellettuale e delle condizioni che meglio garantissero l'apprendimento, quali ad esempio la presenza di ricche biblioteche o le lezioni dei docenti più illustri. Si tratta dei cosiddetti clerici vagantes, che costituivano un gruppo estremamente eterogeneo dal punto di vista geografico e sociale, provenendo da tutto il continente europeo: prevalentemente giovani uomini con alle spalle famiglie facoltose e chierici sostenuti da benefici ecclesiastici; ma potevano esserci anche scolari non particolarmente abbienti, i cosiddetti pauperes.