Il primo maggio del 305 Diocleziano, fautore della Tetrarchia, e Massimiano suo collega deposero il potere, rispettivamente a Nicomedia e a Milano. Mentre i due dimissionari, seniores Augusti, si ritiravano l'uno a Salona in Dalmazia, l'altro in uno dei suoi possedimenti in Campania o in Lucania, Galerio e Costanzo (già Cesari di Diocleziano e di Massimiano) divenivano Augusti, l'uno per l'Oriente, l'altro per l'Occidente. Scartati Massenzio, figlio di Massimiano e Costantino, figlio di Costanzo, furono designati Cesari Severo in Occidente e Massimino Daia in Oriente. Alla morte di Costanzo Cloro ad Eburacum, il 25 luglio del 306, Costantino, che aveva raggiunto il padre in Britannia, fu acclamato imperatore dalle truppe paterne, ma Galerio, Augusto in carica, si limitò ad accordare al giovane rampollo imperiale il solo titolo di Cesare, mentre Severo subentrava a Costanzo come Augusto. Unico escluso era Massenzio, figlio (o figliastro) di Massimiano, il quale sobillò a Roma una sommossa, che esitò nella sua proclamazione a princeps. E in questa occasione Massimiano, sollecitato da Massenzio, colse l'opportunità di tornare al potere.