Atene fu, in età classica, la più grande città del Mediterraneo. All'interno del suo territorio, che coincideva con l'Attica, quando nel 431 a.C. scoppiò la guerra del Peloponneso contava un numero di cittadini, maschi adulti maggiorenni, prossimo ai 60.000. Aggiungendo donne, bambini, stranieri e moltissimi schiavi, la popolazione superava forse le 400.000 unità. Se guardiamo alle immagini dell'Atene classica radicate nella nostra cultura, è inevitabile notare che molte di esse, pur avendo un forte valore simbolico, si rivelano parziali, unilaterali e tutto sommato astratte; implicano inoltre giudizi assoluti di valore, aderendo a una lettura dell'Antico mediata dallo sguardo dell'Occidente europeo. Questo libro prende un'altra direzione. Non costruisce miti culturali né pretende di smantellarli, ma parla di Atene come società complessa, molteplice e stratificata. Non un luogo ideale, ma una realtà in continua trasformazione, una comunità i cui abitanti svolgevano attività economiche, lottavano per affermarsi e arricchirsi, e si dedicavano anche, e soprattutto, a combattere per terra e per mare, esercitando una spietata politica di potenza nel mondo greco.