Uno studio del sociologo veneziano Cristante dimostra che nei mass media italiani prevale da tempo la narrazione di un Sud criminale e corrotto. Nonostante i dati ufficiali sui tassi di criminalità e corruzione in Italia vedano il Sud tutt'altro che primeggiare. La scuola positiva di Lombroso, nella seconda metà dell'Ottocento, considerava i meridionali addirittura biologicamente delinquenti. Lo storico britannico Duggan evidenzia che questa deriva razzista verso il Sud deflagrò all'Unità bollando i meridionali come innatamente barbari e inferiori. I pregiudizi sui meridionali, diversificatamente ancora diffusi e reiterati dai mass media, sono, in realtà, proprio ciò che impedisce la risoluzione della Questione Meridionale. La narrazione di un Sud irredimibile, infatti, induce a ritenere inutile l'impiego di fondi per risollevarne le sorti. Consentendo per contro un illegale e ininterrotto scippo di denaro al Sud, con persino la proposta di legalizzarlo e incrementarlo tramite l'autonomia differenziata. Il Nord che ha nel (sempre più povero) Sud il vitale mercato di smercio dei suoi prodotti, vede così regredire la propria economia (nell'illusione di salvarla con nuovi scippi). In danno all'intero Paese, dalla "salute" precaria e tra le più compromesse d'Occidente: sia per tale ragione che per altre, incluso il suo strutturato sistema di corruzione che, unitamente a ulteriori fenomenologie (come le mafie, la loro trattativa con lo Stato, la politica fatta a "casta", talune esiziali mentalità ecc.), affondano le loro radici in un unico peccato originale: ovvero, la maniera deviata in cui l'Unità venne portata a compimento. Prefazione di Pino Aprile.