Uno dei miei storici contemporanei preferiti, Eric J. Hobsbawm, ha parlato alcuni anni fa, in un'intervista, dell'impossibilità di «misurarsi con il Novecento in modo distaccato e neutrale spogliandosi di un vissuto importante». Misurarsi con la contemporaneità è sempre difficile, figuriamoci quando ci si misura guardando dalla finestra di casa, con tutto il patrimonio di ricordi soggettivi che ci accompagnano. È infatti quello che ho voluto fare partendo dai ricordi familiari dell'ultimo secolo e mezzo, un 'lungo Novecento' che parte da fine Ottocento e si affaccia brevemente sul XXI secolo, secolo di cui si è speso già un quinto della sua esistenza. Un periodo che ha rivoluzionato radicalmente il pubblico e il privato delle famiglie italiane, dal carro a cavalli ad internet, dal mondo del paese che vuol dire non essere soli alla solitudine del web e in mezzo la tragedia delle due grandi guerre europee. Oggi si è sviluppata, anche a livello dilettantistico, la ricerca della genealogia delle famiglie, una sorta di "family search", che non è più appannaggio di pochi, ma, grazie alla digitalizzazione di numerosi archivi, è alla portata di ogni clic e risparmia complicate ricerche in archivi comunali o parrocchiali. Una storia del Novecento, appunto, vista dalla finestra di casa, partendo dalle famiglie dei quattro bisnonni che scesero da Radicondoli, Casole d'Elsa, Chianni e Siena verso la Maremma, considerata la 'terra promessa' per iniziare la loro storia del Novecento. E da qui inizia anche un viaggio dal basso attraverso la sinistra italiana, in quasi tutte le sue accezioni, fra passioni, contraddizioni, illusioni e delusioni di un Italia civile e civica, di cui oggi si sono perse le tracce.