Sulla prigionia dei soldati italiani nella Grande Guerra i dati raccolti sono impressionanti: dei circa 600.000 uomini fatti complessivamente prigionieri tra il 1915 e il 1918, pressoché la metà fu catturata durante la battaglia di Caporetto, per poi essere trascinata negli innumerevoli campi di detenzione disseminati nei territori dell'Europa Orientale, sovente descritti negli stessi diari e memoriali come "dimenticati da Dio". Attraverso un diario di prigionia inedito viene ora data una lettura di quel grande evento che fu il "dopo Caporetto" da un angolo visuale differente, non solo per raccontare una pagina dimenticata e per certi versi rimossa della Storia, ma perché il tempo rischia di seppellire anche tanti ricordi dolorosi, che vanno al contrario riscoperti e preservati. Affinché attraverso la vicenda individuale di un uomo rimanga vivo il grido di dolore collettivo di quei tanti prigionieri scampati all'inferno, di coloro che ebbero la forza di lasciare seppur flebile segno del proprio calvario, ma soprattutto per non dimenticare i patimenti di chi fece ritorno a casa. E anche di chi, invece, più non tornò.