Non ho nessuna idea di cosa significhi vivere la caduta del confine di uno Stato, la notte del 9 novembre 1989 non ero ancora nato e non riesco neppure a immaginare cosa possano aver provato quelle donne e quegli uomini che decisero di abbattere e superare il Muro di Berlino. Quel monumento all'oppressione, che per più di venti anni non solo aveva diviso uno stesso popolo, ma che era stato anche simbolo della contrapposizione mondiale di due blocchi, in una notte cadde e divenne solo un resto archeologico di dolore e di speranze infrante. Per sua natura il muro è un elemento architettonico capace di isolare, di dividere, di delimitare due proprietà e di sottolineare le differenze, creando un dentro e un fuori. A questa accezione negativa, tuttavia, si aggiunge anche un'idea di sicurezza, di difesa: il muro è ciò che protegge dalle avversità e dai pericoli esterni. Comprendiamo quindi, che dietro all'idea di muro si nasconde una natura contraddittoria che apre le porte a una riflessione più profonda. Quando abbiamo deciso di dar vita a questo primo volume, siamo partiti dall'idea che una superficie di cemento non per forza dovesse rappresentare uno strumento violento.