Nell'immediato secondo dopoguerra New York assume un ruolo di primo piano nel campo dell'arte fino a diventarne, nei decenni successivi, la capitale mondiale. Il processo, al quale contribuirono mercanti d'arte, critici e musei, venne attivato da un gruppo di artisti che, già negli anni Trenta, coltivavano la propria esperienza in alternativa rispetto alla lezione dell'arte europea, direttamente conosciuta anche attraverso i molti autori trasferitisi negli USA fra gli anni Trenta e Quaranta. La generazione di artisti americani, che comprende Gorky, Pollock, Rothko, de Kooning, Motherwell, Newman, Still, e molti altri con loro e dopo di loro, è stata protagonista di un'avventura eccezionale, ponendosi presto all'avanguardia delle ricerche internazionali. Le loro voci sono unite non tanto dall'affermazione di un'estetica comune, quanto dall'energia e dalle capacità che l'opera e la riflessione critica da ciascuno individualmente esercitate hanno saputo offrire alla trasformazione della pittura, con la realizzazione di dipinti di forza autonoma, spesso di grandezze inusitate. La loro 'rivoluzione' è fatta di scoperte personali, di intuizioni immediate, ma anche di corrispondenze con una dimensione interiore e meditativa sui grandi 'miti' della cultura americana: gli spazi della 'nuova frontiera', lo 'spirito dei pionieri', i valori dell'individualità e della libertà.