Tra la metà del decennio sessanta e i primi anni del decennio settanta, a Napoli ed in altri centri limitrofi - Caserta e Scafati su tutti -, si registrano una serie di esperienze che, rinvenendo nella contestazione il loro "motore concettuale", tendono ad eccedere il conchiuso spazio tradizionalmente deputato al fenomeno artistico per invadere la vita ed identificarsi il più possibile con essa, riprendendo il progetto delle avanguardie di inizio secolo. L'arte diviene così strumento di contestazione della società, della politica, dell'economia, ma anche di se stessa, del suo statuto mercantile, della sua stessa fondazione come disciplina finalizzata alla separazione. Prendendo le mosse dall'attività assolutamente pionieristica di Giuseppe Desiato, il libro ricostruisce le varie tappe della vicenda - dai gruppi legati a Luigi Castellano (Luca), come il Gruppo Studio Proposta 66 o la Prop-Art, al Teatro Comunitario di Toni Ferro; dalla Galleria Inesistente a Riccardo Dalisi con le sue pratiche animatorie al Rione Traiano - restituendo un quadro generale che ribalta finalmente le tradizionali accuse di provincialismo e proietta l'area campana entro una temperie assolutamente interna.