Oggi Klimt va per la maggiore. I suoi quadri sono tra i più ammirati e ricercati. Sono venduti a cifre sbalorditive, mai viste. E non c'è da stupirsene. Egli ebbe l'audacia di ammettere che il compito dell'artista moderno non fosse più, come era stato nei millenni passati, quello di rappresentare e celebrare la bellezza, espressione del divino, ma piuttosto le "nuove verità". Con lui il riferimento alla bellezza fu, forse per la prima volta, esplicitamente rinnegato da un artista. Le nuove verità, secondo la sua convinzione, non potevano essere comunicate in modo migliore che rappresentando sì la bellezza, ma sfregiandola. Il suo obiettivo si fondava sul moderno credo che la ragione e la scienza dovessero sostituire la fede e la religione. L'ottimismo di cui erano portatrici le scienze fisiche, mediche e biologiche, avrebbe dovuto riempire il vuoto creato dal declino della spiritualità. Da qui deriva la sua attualità e il suo successo. È tra gli ultimi artisti ancora in grado di rappresentare la bellezza, sia pur ferita e sfigurata. Dopo di lui prevarrà il trionfo del disarmonico e del deforme. L'entusiasmo per l'opera di Klimt condivide perciò due sentimenti opposti...