I Liverani di Faenza: artisti strettamente imparentati. Romolo e suo figlio Tancredi, piccola famigliola per anni viaggiante in gran parte d'Italia a servizio dell'arte teatrale, di quel mestiere della scenografia in cui diventarono stimatissimi. Di teatro in teatro, spesso con tappe così poco distanti tra loro da poterle percorrere nel giro di un giorno, documentarono nei loro taccuini 'di lavoro' scorci di paesi e città, vedute, monumenti e paesaggi con una precisione quasi fotografica quando ancora la fotografia era in embrione. E poi Antonio, fratello maggiore del primo e dunque zio del secondo; tra i tre quello rimasto più in ombra e che ci ha lasciato, comunque, testimonianze enormi di un grande lavoro come pittore e ornatista operante nelle residenze delle maggiori famiglie patrizie, e non solo, del proprio tempo. Una ristretta e fidatissima bottega a conduzione famigliare, come è stata definita, che ci fa conoscere una Rimini in gran parte inedita attraverso quasi cinquanta tavole prodotte tra il 1844 e il 1867 e divise oggi tra la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, la Biblioteca Comunale di Forlì e la Pinacoteca Comunale di Faenza.