È nota l'importanza che rivestivano i fiumi per gli antichi Veneti, nella vita quotidiana, nell'economia, nella religione, nella difesa da nemici invasori. L'acqua era una presenza prioritaria nel loro mondo. E per via d'acqua si spostavano. Oltre a ciò, il testo inciso su questo reperto bronzeo risalente al V sec. a.C. fa ipotizzare un uso del fiume come strumento di giustizia, ma non legato alla pena di morte applicata da altri popoli antichi. Infatti né cronache, né documenti, né reperti archeologici attestano il costume della pena capitale presso i Paleoveneti. Anzi, il fiume emerge dal testo come un'opportunità, per l'imputato, di dimostrare la propria innocenza. Altro dato culturale interessante che si ricava dalla Tavola di Este, la più lunga iscrizione paleoveneta finora reperita, è che anche i Paleoveneti scrivevano testi narrativi.