«L'Asia è una. L'Himalaya separa, accentuandone i tratti distintivi, due potenti civiltà - la cinese del comunismo confuciano e l'indiana dell'individualismo vedico. Nemmeno le barriere innevate possono però interrompere per un solo istante l'ampio fluire dell'amore per l'Ultimo e l'Universale, retaggio ideale che accomuna i popoli di tutta l'Asia. Spetta però al Giappone il sommo privilegio di realizzare, con particolare chiarezza, una tale unità nella complessità. La storia dell'arte giapponese diventa allora quella degli ideali asiatici, la spiaggia su cui il susseguirsi delle onde del pensiero orientale lascia la propria traccia andando a toccare la coscienza nazionale. Come la rete di diamante di Indra, in ogni suo anello l'arte riflette l'intera catena. Non esiste un momento storico in cui abbia forma definitiva. Si tratta invece di una crescita ininterrotta, che sfida il bisturi dello storico. Dissertare su una particolare fase dello sviluppo artistico significa considerare infiniti cause ed effetti, dal passato al presente. L'arte è per noi, come per ogni popolo, l'espressione più elevata e più nobile della cultura nazionale. Una storia degli ideali dell'arte giapponese è pressoché impossibile finché il mondo occidentale resta all'oscuro della mutevolezza dell'ambiente e dei correlati fenomeni sociali, in cui l'arte è incastonata come una gemma. Definire equivale a limitare. La bellezza di una nuvola o di un fiore sta nel suo inconsapevole dispiegarsi e l'eloquenza silenziosa dei capolavori di ciascuna epoca esprime il proprio tempo meglio di qualsiasi epitome, che necessariamente non comprende che mezze verità. Il mio modesto tentativo non si propone dunque come narrazione ma come semplice indicazione».