"Slittamenti della performance" è un progetto editoriale, sviluppato in due volumi che ha l'intento di narrare analiticamente la nascita, lo sviluppo e le varie articolazioni della performance art internazionale dagli anni Sessanta ai giorni nostri. Con il primo libro Teresa Macrì racconta la performance dalla sua nascita alla fine del millennio, seguendone le vicissitudini e gli sconfinamenti. Il saggio è un excursus critico e non edulcorato che si insinua nelle esasperazioni fisiche di Gina Pane, Ulay e Marina Abramovic, Vito Acconci, Chris Burden, gli Azionisti viennesi, nel femminismo radicale di Judy Chicago, Carolee Schneemann, Yayoi Kusama, Valie Export ed altre, passando per gli artisti apolidi come i Coum Transmission, Leigh Bowery, Joan Jonas, Luigi Ontani, Urs Lüthi, Rebecca Horn, James Lee Byars, Hélio Oiticica, Rebecca Horn, Jannis Kounellis e molti altri e fino alla ridiscussione corporea della Black Identity. Negli anni Novanta, il corpo slitta dalla sua fissità organica alla mutevolezza dell'epoca postumana con Matthew Barney, Jana Sterbak, Janine Antoni, Paul McCarthy, Mike Kelley, Bruce Nauman, Félix González-Torres e molti altri artisti ancora...