Tra il 1819 e il 1823 Luigi Rossini realizza 101 tavole che egli stesso denomina "Le Antichità Romane, ossia raccolta delle più interessanti vedute di Roma antica". Sono qui riproposte come riconoscimento ad un disegnatore che è erede del Piranesi, del Dupérac, del Falda, del Vasi, ma allo stesso tempo anche l'ultimo grande illustratore delle meraviglie di Roma: dopo di lui, spentosi nel 1857, comincia l'era della fotografia. Le sue incisioni testimoniano i più importanti luoghi archeologici della città con maestria e precisione: il taglio diagonale della veduta gli consente di graduare i piani, e un elaborato chiaroscuro piega il rame ad effetti pittorici. Con un valore in più: la collaborazione con Bartolomeo Pinelli, il grande illustratore del costume popolare, che integra armonicamente il monumento con figure e scene di vita. Il volume testimonia anche un'epoca: quella degli inizi del XIX secolo in cui la Roma papalina riscopre positivamente il valore dell'antico e di nuovi scavi archeologici, anche se colpevolmente contrapposto alle avanzanti spinte risorgimentali.