Giovanni di Balduccio, scultore pisano fra i massimi protagonisti del Gotico in Italia, attivo nella prima metà del Trecento in Toscana, Liguria e Lombardia, lascia nella basilica domenicana di Sant'Eustorgio a Milano la sua opera più celebre, l'Arca di san Pietro martire (1335 circa - 1339). La percezione della sua fortuna critica come una vicenda prevalentemente lombarda pone la questione nodale dell'origine del successo del maestro, della fama e dei riconoscimenti che ottenne prima del trasferimento a Milano, dove si procurò, fra le altre, le munifiche committenze dei Visconti. Questa prima monografia su Giovanni di Balduccio si concentra dunque sugli anni dell'attività in Toscana (1326-1335), ricostruendo i rapporti fra i personaggi che ingaggiarono lo scultore e ne promossero il lavoro, creando le occasioni per una vera e propria scalata al successo già durante la prima parte della sua carriera. Si ricostruiscono così il ruolo centrale di Giovanni nel cantiere del Camposanto pisano; la storia del monumento funebre del piccolo Guarnerio, figlio di Castruccio Castracani, il più importante signore ghibellino in Toscana nel primo Trecento; i legami profondi e duraturi con l'Ordine domenicano, che forse gli consentirono di intercettare il ricco ambiente dei mercanti e dei banchieri fiorentini. Giovanni di Balduccio fu - anche se solo per un breve momento - lo "scultore del Papa", per il quale realizzò un innovativo polittico marmoreo; e significativamente, in almeno due occasioni, lavorò accanto a Giotto, con il quale tante e tali sono le affinità da farci ritenere Giovanni quasi un suo alter ego in scultura.