Negli ultimi anni del XII secolo e nei primi del seguente, tra Tuscia e Ducato di Spoleto, delle maestranze provenienti da quest'ultimo territorio realizzarono diversi complessi decorativi che, oltre a prevedere il consueto, per quelle botteghe, insieme di sculture a rilievo, inclusero brani di opus sectile disposti in nastri o in articolati motivi geometrici policromi. Gli schemi impiegati per quegli ornamenti, su facciate e arredi liturgici, furono in realtà caratteristici della tradizione formale viva tra le botteghe dei marmorari cosiddetti cosmati, operanti, a partire dall'inizio del XII secolo, in area romana e laziale. L'adozione del bagaglio tecnico cosmatesco tra i lapicidi del Ducato sbocciò, non caso, al tempo in cui papa Innocenzo III promosse, con sapiente azione politica, il riscatto delle terre offerte, lungo i secoli, dagli imperatori al Patrimonio di san Pietro, tra le quali proprio l'area spoletina, ma prima di allora mai effettivamente consegnate al governo dei papi. Si propone, quindi, una lettura del fenomeno artistico all'interno della prospettiva storica delle recuperationes innocenziane, valutandone i rapporti tra ingredienti autoctoni e alloctoni.