Affiora da queste pagine l'attenzione che Enrico Crispolti, storico e critico d'arte, ha rivolto dal 1965 al 1993 alla situazione dell'arte contemporanea a Napoli e in Campania. Al centro v'è l'attenzione per quella che egli ha definito questione meridionale dell'arte, affrontata con un'analisi che tocca sia gli aspetti di una storia emarginata dalla storiografia critica, sia il ricco patrimonio antropologico. Una storia e al tempo stesso un fervore creativo che documenterà nel Padiglione Italiano della Biennale di Venezia del 1976, posto all'insegna dell'"Ambiente come sociale". La questione investe sia l'aspetto sociologico-sociale sia quello storico-fenomenologico, scrive Crispolti, chiedendosi se esiste qualche connessione fra emarginazione sociale e politica del Meridione d'Italia ed emarginazione culturale, e ricercandone le cause nel medesimo disegno. Una metodologia - come evidenzia Bignardi nella prefazione - che in quegli anni Settanta introduceva nell'università "l'incontro, in presa diretta, con il 'fare' dell'arte, orientando noi studenti a vivere l'esperienza come parte integrante della propria formazione culturale e professionale."