"Banksy scrive e parla come dipinge. Delle sue parole colpisce la capacità di prendere per mano l'intervistatore o il lettore e portarlo con sé nella sua direzione, salvo poi abbandonalo sul più bello per muoversi in un verso totalmente opposto. Come di fronte a un colpo di scena cinematografico, ribalta clamorosamente la tesi del proprio ragionamento con chiose e conclusioni caustiche e disilluse che, se da un lato disorientano, dall'altro alimentano il senso di autocompiacimento dell'artista nell'essere spesso e volentieri illeggibile nelle sue contraddizioni. Le sue parole si caricano così dello stesso potere sviante e sorprendente dei suoi dipinti su muri, quadri, azioni, sculture. È come se Banksy volesse metterci in guardia e ricordarci costantemente che le contraddizioni che spesso gli vengono rinfacciate non sono completamente risolte neppure nella percezione che egli ha di se stesso." Dall'introduzione di Gianni Mercurio.