Una serie di riflessioni sul "fare arte" vengono proposte in modo discorsivo, più per interrogare sé stessi, dal momento che il già realizzato è quello che stabilisce le coordinate del vivere futuro: "...ognuno agisce come sa fare, con le forze fisiche e intellettuali di cui ha esperienza". Le due autrici, Gea D'Este e Cristiana Moldi-Ravenna, ripercorrono nei ricordi il loro esprimersi - Gea con la scultura e Cristiana con la poesia - le testimonianze dell'esserci "per dare forma visiva... di quanto l'essere umano possa, nel corso della vita, essere artefice della propria trasformazione, ...divenire diverso dagli altri e da sé". Si sviluppa quindi una ricerca di dati certi - mentre i dubbi si moltiplicano - che giustifichi la necessità di tramandare il risultato di quello che si fa, con la consapevolezza dell'importanza del ruolo sociale, imprescindibile, dell'artista.