«L'estenuato stilismo del Pontormo è fuori discussione; non così il suo carattere di pittore manierista. A più di un lettore potrà apparire sorprendente che si metta in discussione l'appartenenza alla cultura manierista di uno dei suoi rappresentanti generalmente considerati più tipici; ma la ricerca storiografica ha elaborato concetti talmente sofisticati rispetto ai quali le complicazioni del più capzioso artista della Maniera sono uno scherzo. Penso che sia opportuno tornare al buonsenso, sia concettuale sía linguistico di Giuliano Briganti, nel suo volume sulla Maniera italiana. Qualunque sia la sua vicenda, è chiaro che col Pontormo, col Rosso Fiorentino, col senese Domenico Beccafumi, ha inizio un modo diverso di porsi nel rapporto fra arte e realtà. Il Manierismo non è tanto uno stile, quanto un modo di porsi nel rapporto fra realtà e mondo dell'arte». Partendo dalla fonte più ricca dí notizie biografiche e possiamo dire più critica - circa il Pontormo, e cioè le Le vite de' più eccellenti pittori; scultori e architettori di Giorgio Vasari, l'autore ne contesta il ritratto in chiaroscuro, secondo il quale l'artista toscano, considerato agli inizi un giovane prodigio, avrebbe abbandonato via via i buoni modelli della pittura per concedersi innovazioni eccessive e bizzarre, forse troppo in anticipo sui tempi. Al contrario, secondo Alessandro Conti, fu proprio la capacità di Pontormo di saper fondere tra loro modelli artistici precedenti - su tutti quelli di Michelangelo e Leonardo - con una profonda curiosità per il nuovo, a dare alla sua produzione artistica una nobiltà ed espressività riconoscibilissima e unica.