André Chastel (1912-1990) ha dedicato all'arte di Raffaello una serie di studi nel segno di una lettura erotica, riuniti in questo volume. Lo storico francese illumina il motivo che ha guidato l'arte dell'urbinate: l'idea dell'umanità sub specie amoris. Idea che l'artista mutua dagli umanisti frequentati a Urbino e alla corte di Leone X, dove venivano rielaborati i temi neoplatonici del Convito ficiniano. Dal rapporto tra le aspirazioni umanistiche della corte papale e le conquiste formali cui Raffaello perviene a Firenze, studiando Leonardo e Michelangelo, nasce l'arte classica del Rinascimento; l'arte di Raffaello diviene espressione perfetta dell'anima riconciliata nell'accordo tra Amore divino ed Eros terrestre. Scrive Chastel: «Raffaello trascendeva l'umano per la sua perfezione d'uomo e d'artista, per la perfezione dell'"arte e dei costumi insieme". Nacque la leggenda che il quadro destinato a Santa Maria dello Spasmo (ora al Prado) non giunse a Palermo se non dopo un salvataggio che aveva tutti i caratteri del miracolo. Allorché Raffaello morì, il Venerdì Santo del 1520, l'ambasciatore della duchessa di Mantova non esitò a parlare di un segno del cielo simile a quello che accompagnò la morte di Cristo: il palazzo del papa si squarciò e per poco non crollò. Vasari non troverà altra espressione per presentarlo che quella di dio mortale sceso in terra, il dio della "grazia", Eros fatto pittore».