"[. . .] mi siedo al margine dei miei pensieri - scriveva Poiaghi - e li osservo come fossero un campo di girasoli. O qualsiasi altra cosa, traccia grafica o immagine, come nell'opera in questione. Ma è lo stesso momento operativo, il "poiein'' appunto, meticoloso, curatissimo, ad assumere un carattere autoriflessivo di senso poetico, di materializzazione di un pensiero artistico intriso di speculazione e insieme di emozione. [...] e invita o induce poi anche l'osservatore ad abbandonarsi a quel richiamo. Fin quasi a perdersi nella sua spoglia bellezza, nella sua affabile qualità poetica" (Claudio Spadoni).