Viene qui presentato il frutto di un percorso che ha visto i due autori, grazie alla loro professione di restauratori, vivere e fare esperienza quotidiana del Palazzo Ducale di Urbino delle sue opere. Indirizzati da particolari, usualmente trascurati o addirittura ignorati, hanno intuito la presenza di un disegno segreto, al quale sono stati introdotti tramite la fascinazione di una esperienza estetica orientata ad una dimensione contemplativa, foriera di profonde riflessioni. Colpendo corde intime e profonde si delinea tale disegno: "il Microcosmo umano trova corrispondenza nel Macrocosmo del Palazzo. Della residenza ducale emerge così un itinerario iniziatico - analogie e corrispondenze di Simboli e Segni disseminati attraverso le sale - che, grazie ad una sapiente alternanza di armonia e di sottile inquietudine interiore suscitati nel riguardante, indirizza verso i sacra loca, che ne costituiscono il suo cuore pulsante". Il testo guarda dunque alla dimora di Federico in modo "altro" tramite gli strumenti forniti da psicologia dell'arte, psicoanalisi e psicologia analitica e restituisce, dei manufatti pittorici e architettonici oggetto di indagine, una lettura "nuova" finalizzata all'esplorazione e all'analisi degli archetipi fondamento della loro creazione. Vengono così individuati i risvolti oscuri dell'Umanesimo a Urbino che sembravano contrastare con l'ideale armonico classico: luce e oscurità stanno in reciproco rapporto di opposizione e compensazione, come nella psiche lo stato di coscienza sta all'inconscio. Il restauro può rendere visibile l'invisibile e questo assunto si presta a molte chiavi di lettura, utili ad accendere l'attenzione, se non la luce, intorno ad alcune zone d'ombra di questa professione.