L'arcangelo Gabriele ha appena raccolto il volo. Piegate sul dorso le ali dalle piume rosso arancio, il messaggero divino si genuflette. Non reca con sé alcun attributo, né giglio né baculus viatorius, con la sola eccezione del diadema al vertice dell'elegante viluppo dell'acconciatura. Le braccia sono incrociate sul petto, la mano destra compie un gesto contenuto indirizzato alla Vergine, l'altra è infilata appena sotto l'ascella e afferra un lembo della veste. Maria pare non distogliere gli occhi dal piccolo libro di orazioni adagiato sopra le ginocchia, sulle cui carte squadernate si legge la "risposta" all'annuncio di Gabriele: Ecce ancilla Domini. Avvolta nel suo manto azzurro, siede su una panca, disposta in tralice a suggerire la profondità dello spazio, che richiama invece nella tinta il rosa del paludamento angelico. Le due tavole, rese note da K. Steinweg nel 1959 e datate agli esordi degli anni Venti del XV secolo, costituiscono gli exempla pienamente riconoscibili del linguaggio di Álvaro Pires da Évora, un pittore capace - sono parole di A. De Marchi - di una «sintesi originale e inconfondibile», frutto di una «esecuzione sempre meticolosa nell'intrecciare attentamente le pennellate, con un gusto per la finitezza e l'evidenza grafica». Attestate nel Pio Istituto dei Buonomini di San Michele in Volterra fino al 1935, le tavolette dell'Annunciazione, considerata la forte presenza di Pires sul territorio, furono realizzate per la stessa città: per certo terminazioni apicali di un polittico, si possono plausibilmente ricondurre a una delle tre pale volterrane del pittore portoghese.