Nell'arco di ottant'anni di fotografia, Elio Ciol ha contemplato la natura ed ha osservato - con partecipazione profonda - la gente alle prese con le mille sfumature della quotidianità. Ma si è anche posto in dialogo con l'arte e gli artisti. Ne è sortita una lunga esplorazione del mondo della pittura e della scultura, spesso in rapporto agli spazi architettonici, che ha permesso a Ciol di costruire un imponente archivio, ben noto per vastità e qualità delle riproduzioni. In quelle fotografie, però, c'è qualcosa di più della grande perizia tecnica. Ciol ha saputo spingersi fra le pieghe dei panneggi, "entrare" nei racconti scolpiti o dipinti e muovere lo sguardo intorno, cogliendo la disposizione dei personaggi e i loro giochi di relazione come se ne facesse egli stesso parte, come se si trattasse di un tessuto vivo da restituire a una sonorità perduta. È per questo che le sue fotografie paiono aver diritto a inserirsi nella medesima categoria critica delle opere alle quali si riferiscono, espressione di un'arte che riflette visivamente su se stessa.