«Giovanni Timpani è un incisore puro, di quelli cioè che non fanno dell'esercizio calcografico un espediente per riportare sulla lastra brani pittorici. Si serve di un lessico proprio di tale pratica che non è solo maestria della tecnica, del suo controllo, bensì frutto di una esperienza, condotta come esercizio del pensiero. Il suo stile, mai ripetitivo, tocca, a volte, l'eclettismo, esprime la forza e la tenacia di un metodo che non lascia scampo all'improvvisazione. Una pratica esperienziale che si muove tra il reticolo morandiano e il segno corsivo proprio degli artisti postimpressionisti o di quelli attivi nell'ambito della Secessione, tra stesure pittoriche simboliste elaborate all'acquatinta e l'essenzialità del gesto di matrice informale. Uno stile che affonda le radici, richiamando Barthes, "nell'opacità dei ricordi segreti dell'artista", accolti come materia immaginativa.» (dal testi critico di Massimo Bignardi)