Il volume "Giovanni Barbisan. Un classico nella modernità" è il catalogo della mostra aperta dal 1 maggio 2022 presso l'Abbazia di Rosazzo a Manzano (Udine), sull'artista trevigiano Giovanni Barbisan (1914-1988), considerato uno dei maestri veneti della pittura e dell'incisione. Il cuore della mostra è dato da una cospicua collezione friulana delle opere di Barbisan, rivolta in particolare alle sue nature morte e ai raffinati soggetti di fiori, ma impreziosita da rarissimi esemplari di pittura del triennio 1945-1947 in cui l'artista, attraverso la luce naturale, scompone la forma, che si individua per filamenti e colpi di pennello accostati. L'esposizione è poi arricchita da un buon numero di opere sia di pittura che di grafica, che completano il percorso con attenzione anche ai diversi "generi" praticati dal pittore, dalle figure e ritratti alle nature morte, ai paesaggi dal sontuoso naturalismo. Fin dal 1933 Barbisan inizia a produrre soggetti con la tecnica dell'acquaforte, guardando allo stile dei due massimi incisori italiani di quel momento: Bartolini e Morandi. Il periodo di formazione, con la frequentazione dell'Accademia di Belle Arti di Venezia e le lezioni di "decorazione" tenute da Guido Cadorin, lo videro partecipare appena ventiduenne alla Biennale del 1936, con precoci successi delle sue esposizioni tra opere di grafica e di pittura. Ma è la pratica nella bottega paterna a renderlo più abile nel padroneggiare le tecniche, a cominciare dall'affresco. Barbisan è "il pittore dei musei", come amerà definirsi, il quale trova ispirazione ed esempio nell'arte antica, da Giorgione agli olandesi del Seicento, a Guglielo Ciardi, con saldo disegno sostenuto da una straordinaria finezza esecutiva.