Quella del calco in calcestruzzo è diventata col tempo una questione decisiva nella scultura contemporanea e, grazie a questa, ha assunto importanza anche nell'architettura. Fatta eccezione per i calchi delle sculture in pietra eseguiti dagli artisti sin dai primi decenni del Novecento, il calco in calcestruzzo svincolato dalla copia inizia a delinearsi quale particolare forma di scultura solo nella seconda metà del secolo. Lo stesso materiale diventa nelle mani degli artisti un composto in grado di rivelare i vuoti invisibili e appena tratteggiati dagli oggetti domestici, inoltre può far apparire ciò che, secondo la tradizione antica, è all'origine della pittura: l'ombra di una persona amata. Nauman, Penone, Uncini, Gormley, Kiecol, Salcedo, Whiteread e Genzken sono tra i principali protagonisti delle diverse espressioni del calco in calcestruzzo quali ricognizioni sugli accadimenti dello spazio, sia fisico che introspettivo: il sentimento della rovina viene espresso, ad esempio, attraverso la creazione di un calcestruzzo grezzo da cui spunta la rugginosa armatura in acciaio di un edificio divelto. I calchi dello spazio e dei ricordi materializzati dagli artisti hanno finito per condizionare alcuni dei processi nella fabbricazione del calcestruzzo in architettura. All'inizio del Duemila sono nati così edifici e monumenti costruiti da AFF Architekten, Diener & Diener, Brandlhuber, Kerez, Buchner & Bründler, Edouard François e Christ & Gantenbein a partire dal calco di costruzioni abbandonate e destinate alla distruzione, che ritrovano nuovamente vita. Il saggio offre un frammento dello straordinario universo creativo della scultura in calcestruzzo cui è dedicata la serie "Sculture in calcestruzzo dal Novecento ad oggi" curata da Anna Rosellini.