"Viaggiamo all'indietro e più giù, attraverso le mie radici da cui sento scaturire quel prepotente innamoramento per il mio territorio. Ora sono chiari anche quei particolari che credevo insignificanti e dimenticati, ma che Vittorio Nobili, artista evocativo, ha saputo individuare e far rivivere. Così, mi ritrovo bambina, quando correvo fino al faro e poi tornavo indietro sulla sponda sinistra del molo per passare rasente ai rimorchiatori. Stretti ed accoccolati come enormi chiocce nere, i rumori delle potenti macchine sempre in moto e quell'odore di nafta misto a salino che pensavo di non ricordare più. Solo adesso guardando questa tela mi ricordo perfino alcuni dei loro nomi, Tuono, Pluto, Portovenere. Quello era il primo e più vivido approccio alla navigazione: passando vicini vicini ai rimorchiatori sentivamo vibrare tutto il corpo per la forza dei motori, inebriandoci degli effluvi marinareschi e respirando quell'idea di mondi lontani e porti sconosciuti che sapevano trasmetterci. Osservo l'infuocato tramonto su Portovenere, quando il sole affonda perpendicolare nel canale formato dai lembi di terra, quelli che si staccano come dita in un lento addio..."