Primo libro d'artista di Ari Benjamin Meyers, "Tacet in concert" è stato concepito come capitolo finale di un progetto in tre parti, e completa il percorso iniziato con le due mostre personali di Meyers: "Tacet" e "In concert". Molto diverse per contenuto e presentazione, le due mostre si sono tenute quasi consecutivamente nel corso del 2019, la prima a Kasseler Kunstverein e l'altra presso OGR Torino. In "Tacet" sono stati esposti una serie di lavori recenti dell'artista - come spartiti, oggetti e objet trouvé - e per l'intera durata della mostra un unico performer chiamato "l'archivista" ha registrato le proprie riflessioni e quelle dei visitatori, interagendo con il pubblico in base alle indicazioni di Meyers e reinterpretando alcune delle performance. Come suggerisce il titolo, cosa abbastanza insolita per Ari Benjamin Meyers, la mostra si è svolta per lo più in silenzio. Durante le sei settimane di "In concert", un gruppo costituito da otto performer, con una scenografia appositamente progettata, ha dato vita a una meta-composizione, dove sette opere di Meyers si intrecciano tra loro in modo inedito. Per tutta la durata, gli interpreti sono apparsi in configurazioni e esecuzioni in costante evoluzione. Il libro nasce dalla documentazione di queste due mostre, ciascuna concepita in modo ancora diverso. "Tacet" è raccontata attraverso un lungo saggio scritto in forma di diario da Jörn Schafaff - l'archivista - e potrebbe essere il primo resoconto di una mostra fatto da un teorico dell'arte (in incognito) che è stato testimone diretto di ogni momento lo spettacolo. "In concert", invece, viene raccontata fugacemente attraverso le fotografie di Andrea Rossetti, scattate a OGR nell'arco di tre giorni.