Era il 31 maggio del 2007 quando presi un provvedimento molto contro corrente, decisi infatti di abbandonare quello che dalla massa è considerato il mondo più ambito: il calcio. Desideravo una sola cosa: dimenticare come fosse fatto un pallone. Calciopoli, nel 2006, e i presagi di un imminente fallimento del Pescara Calcio mi spinsero, a malincuore, a compiere la scelta più combattuta della mia vita. Mi dedicai quindi alla vendita di case e tetti in legno, tuffandomi a capofitto in un ambiente fino ad allora a me sconosciuto. Il calcio nelle mie giornate non trovava più spazio, neanche sotto forma di partitelle tra amici. Riscoprii un'altra passione sopita nell'animo: la bici da corsa. Fu proprio questo sport a traghettarmi, inconsapevole, dopo sette anni d'esilio, verso la mia nuova avventura calcistica. "Tutta colpa del Presidente" vuole evidenziare come il calcio, con le sue emozioni forti e irripetibili, con le sue incongruenze madornali, rappresenti una giostra su cui tutte le gioie e tutti i dolori, perlomeno in una città come Pescara, si raccolgono, captati da un unico soggetto che, nel bene e nel male, svolge la funzione di parafulmine: il Presidente.