"Nel 2020 si sarebbe dovuto disputare il campionato europeo di calcio, il massimo torneo calcistico per selezioni nazionali maschili che, per festeggiare i 60 anni trascorsi dalla prima edizione, sarebbe stato "itinerante" con 12 città di 12 diversi Paesi impegnate nell'organizzazione. Una festa per tutto il Continente, un "Eurovision Song Contest" per appassionati del gioco più bello del mondo. Ma l'Europeo nel 2020 "resterà in panchina", così come le Olimpiadi di Tokyo e tanti altri eventi, tutti rimandati se non definitivamente cancellati dal Covid-19, un virus preagonico, presuntuoso e prepotente! Ma io che non mi sono mai pianto addosso e che non ho mai avuto paura dei prepotenti perché "un pallone gonfiato" è pur sempre un pallone e come tutti i palloni dentro ha solo aria, ho preso il Covid per le corna! Per Dostoevskij soffrire e piangere significa vivere, per me soffrire e piangere significa sprecare tempo. Al "male di vivere" che concimava la poesia di Giacomo Leopardi ho sempre preferito la resilienza che alimentava la folle determinazione di Willy il Coyote. Ho sempre reagito perché reagire è terapeutico. Il Covid-19 mi rinchiude in casa e rimanda l'Europeo? E io evado scrivendo un libro che, in attesa che il pallone torni a rotolare e a regalare spensieratezza, racconta i campionati europei del passato!"