Fine ottobre 1961, la cosiddetta "Rivolta di Palazzo" che avviene alla Ferrari porta al licenziamento in tronco da parte del Commendatore di ben otto elementi che hanno composto lo zoccolo duro del team di Maranello, capaci di contribuire in maniera determinante al titolo mondiale di Formula Uno in quella stessa stagione. Tra questi il progettista Carlo Chiti e il direttore sportivo Romolo Tavoni che, assieme a buona parte dei transfughi, decidono, grazie all'apporto di tre facoltosi imprenditori dell'epoca, Giorgio Billi, Giovanni Volpi di Misurata e Jaime Ortiz Patino, di creare una nuova scuderia tutta italiana, la Automobili Turismo e Sport (ATS). L'interesse che suscita all'epoca questa iniziativa è enorme, sia per la qualità e le doti di chi compone la scuderia, sia perché in molti vedono nell'ATS la vera antagonista delle Rosse del Cavallino Rampante. Questa è la storia, attraverso le parole dei reduci di allora e dei documenti dell'epoca, della scuderia bolognese, della sua breve avventura nella stagione 1963 nel campionato di Formula Uno e della ATS 2500 stradale, una vettura innovativa presentata al salone di Ginevra e capace di prendere parte alla Targa Florio del 1964.